Infonda Dio sapienza nel cuore

La proposta della lettera pastorale del nostro Vescovo per l’anno 2020 2021 è un invito a rileggere con ‘sapienza’ ciò che abbiamo vissuto in questi mesi, per altro che ancora stiamo vivendo perché non sia dimenticato. Per questo nell’introduzione allo scritto cita un testo di San Carlo Borromeo che nel 1579 pubblicò il Memoriale ai milanesi testo che invitava la gente del suo tempo a fare dell’esperienza drammatica della peste (a Milano e nei suoi territori nel 1576) un motivo per conoscere la grazia di Dio, conoscere e nello stesso tempo interrogarsi su ciò che a ciascuno era capitato.

Anche un intervento di papa Francesco che accogliendo una delegazione lombarda il 26 giugno di questo anno invitava a non dimenticare e a ripartire con attenzione alle buone testimonianze vissute durante il tempo di pandemia.

Dice il vescovo: “abbiamo bisogno di sapienza di quella sapienza che orienta l’arte di vivere, di stare nel mondo, di stare insieme, di interpretare il nostro tempo e di compiere scelte sagge e promettenti”. Il contrario di chi pensa di vivere ora come se nulla fosse accaduto, come se tutto debba essere dimenticato e di poter vivere ‘come prima’, con la stesa spensieratezza, con gli stessi ritmi, con la stessa superficialità. “Non è più il tempo, infatti, di banalità, di luoghi comuni, non possiamo accontentarci di citazioni o prescrizioni. E’ giunto il momento per un ritorno all’essenziale per riconoscere nella complessità della situazione la via per rinnovare la nostra relazione con il Padre del Signore nostro Gesù Cristo”.

  • La parola chiave di questa lettera è discernimento, cioè la capacità di rileggere la storia con un discernimento che viene dalla Parola di Dio e che consente di comprendere le scelte che siamo chiamati a fare. Per questo siamo invitati a trovare nella scrittura le parole giuste e in particolare in quel libro che la tradizione biblica ci consegna che è il libro della ‘Siracide’. “Gesù Ben Sira si presenta in modo più modesto di Salomone, il sapiente per eccellenza nella storia di Israele. Il Siracide è uno scriba appassionato e diligente, che lascia in eredita  frutti della sua ricerca … Il percorso che si propone risulta controcorrente rispetto ad un esercizio dell’intelligenza che si è concentrato sull’accumulo delle informazioni, la tensione inarrestabile nell’inseguire l’esito ultimo dello sviluppo tecnologico, il calcolo utilitaristico e la competenza nell’’utilizzo della strumentazione disponibile. … si deve riconoscere che hanno escluso le domande del senso, l’interpretazione della dimensione affettiva delle persone, l’elaborazione di stili promettenti del vivere insieme”. Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore, recita il salmo e deve diventare la nostra preoccupazione.
  • Per quale finalità? Siamo esposti a due estremi: da una parte il catastrofismo, dall’altra un po’ di ingenuità, una sorta di utopia che si anestetizza nei confronti di quello che, ora, forse cominciamo a vedere alle nostre spalle. Il suggerimento è a cercare il bene possibile in un contesto solcato da profonde ferite e anche da tragedie, senza l’illusione di poterci dotare di un “prontuario” precostituito. La sapienza è piuttosto il nome di un’arte, di uno stile di vita, che comincia dal lasciarsi ammaestrare dalla situazione. Questo vuol dire, anzitutto, cogliere le domande radicali che la realtà che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo porta con sé. La ricerca della sapienza è come il dotarsi di una bussola, che non esime dalla fatica del cammino, ma che piuttosto, spinge a muoversi senza smarrirsi.

La sapienza è dono dell’alto ma anche responsabilità. Come dice l’arcivescovo nella chiusura dell’introduzione: Il Signore spesso ha creato la sapienza , l’ha vista e l’ha misurata, l’ha effusa in tutte le sue opere, a ogni mortale l’ha donata con generosità, l’ha elargita a quelli che lo amano (Sir. 1,10)