SOFFIA DAI QUATTRO VENTI

Il Vescovo nel proporre il gesto della preghiera serale ha citato un brano biblico molto bello, dal libro del profeta Ezechiele capitolo 37: “La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; 2mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. 3Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere? … 4Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: «Ossa inaridite, udite la parola del Signore. 5Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. 6Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore»». 7Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. 8Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro. 9Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: «Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano»». 10Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato”.

Resteranno solo ossa aride? Profetizza, figlio dell’uomo! Ecco io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. La nostra Chiesa è destinataria di una profezia, è responsabile di una profezia. Il Vescovo da volto anche a questa emergenza spirituale: è l’inaridirsi del pensiero, è la banalità delle parole, è la confusione delle notizie, è senso di una solitudine irrimediabile. L’anima si perde, si inaridisce. Dice il Vescovo i discepoli di Gesù devono reagire ascoltando quella parola di Gesù e quell’azione dello Spirito che ridona speranza: ‘vieni dai quattro venti e soffia su questi morti perché rivivano’.

La pandemia non ha fatto altro che mettere in evidenza ciò che era già per molti chiaro, che si viveva in una società scristianizzata e individualista. La domanda che mi pongo è questa: è davvero sufficiente la preghiera e l’invocazione allo Spirito perché si ritrovi speranza e si possa vivere con senso anche questi tempi difficili? Domanda radicale, essenziale perché è la domanda sulla qualità della nostra fede e della nostra appartenenza a Gesù. Può essere detta anche così: ci crediamo che la fede sostiene la nostra vita, da ragioni al nostro vivere?

Il Papa nell’ultima catechesi da un’indicazione preziosa sulla preghiera: “Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio: ‘Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi’. Cioè, il cuore aperto alla volontà di Dio. E Dio sempre risponde. Quanti credenti vivono così la loro preghiera! Quelli che sono più umili di cuore, pregano così: con l’umiltà essenziale, diciamo così; con umiltà semplice: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”. E questi pregano così, non arrabbiandosi perché le giornate sono piene di problemi, ma andando incontro alla realtà e sapendo che nell’amore umile, nell’amore offerto in ogni situazione, noi diventiamo strumenti della grazia di Dio. Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi. Una preghiera semplice, ma è mettere la nostra vita nelle mani del Signore: che sia Lui a guidarci.

Forse il segreto sta nell’imparare questa fiduciosa apertura alla volontà di Dio