CHI HA PECCATO?

Che dire oggi facendosi illuminare dalla liturgia del cieco nato (Giovanni 9,1-38) su questo particolare momento che stiamo vivendo se non quanto sia necessario crescere nella ‘fede’, nell’affidamento a Gesù ‘vera luce del mondo’. Stessa fede del cieco che è cresciuta nella testimonianza, nel confronto fino a diventare certa e evidente. Quanto parla l’immagine di papa Francesco che zoppicando attraversa le vie di Roma, città deserta come tutte le nostre città, per andare a pregare sotto il crocifisso e l’icona della Madonna. Un immagine potente nella sua semplicità contro tutte quelle immagini di un Dio e di una religione miracolistica dove si cerca solo la soluzione facile e immediata, dove è ridotta a semplice cura per le nostre ansie e le nostre paure. Un’immagine semplice e povera contro tutti coloro che pensano al virus come un castigo che si abbatte sulle nostre società peccatrici.

Certo società che hanno bisogno di ridimensionarsi e di trovare la verità delle proprie azioni ma partendo dall’aiuto che la fede in Cristo può dare. Fede spoglia, fede di una comunità che è chiamata a cercare Dio e la sua volontà che in momenti difficili come questi si fa fatica a trovare. Fede che ha il compito di restituire spessore umano a quella precarietà e fragilità che è costitutiva dell’essere uomini. Ci siamo pensati onnipotenti, ci siamo descritti orgogliosamente super-uomini: indaffarati, attivi, sempre presenti e adeguati, bastanti a se stessi. Senza più notte ne giorno, in una movida perenne. La preghiera è la via che ci fa scoprire, più che la sicurezza che nelle cose del mondo è sempre incerta, la necessità della salvezza, cioè la consapevolezza che la morte non ha l’ultima parola sulla vita dell’uomo. “Ma chi ha peccato perché è nato cieco: lui o i suoi genitori? Ne lui ne i suoi genitori ma è così per mostrare le opere di Dio”. Ecco la crisi (scelta): o saremmo capaci, da discepoli di Gesù,  di mostrarci affidati a un senso difficile da cogliere, o sprofonderemo nell’angoscia e nella paura rendendo un cattivo servizio ai nostri contemporanei. Non sappiamo quanto questo periodo durerà, sappiamo che si dovrà evitare l’illusione che tutto dovrà tornare come prima. Sarà periodo utile se ci educherà ad una ‘fede’ ed ad una umanità libera perché consapevole e responsabile.