DIO TAPPA I BUCHI?

Un pensiero di Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo protestante (1906-1945) mi è venuto in mente in questi giorni. Tratto dalla raccolta di lettere scritte dal carcere di Tegel intitolate ‘Resistenza e Resa’. Dice così: Non c’è nulla che possa sostituire l’assenza di una persona a noi cara. Non c’è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare. Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l’un l’altro per suo mezzo. È falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso. Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza. Allora sì che dal passato emanano una forza durevoli

Questo brano scritto, pur scritto per un’occasione particolare e personale, forse ci è ugualmente utile per suggerire un’attenzione per questi tempi che viviamo spesso con difficoltà. La tentazione è quella di chiedere a Dio di riempire il vuoto. D’altronde non sei onnipotente? Non hai promesso attenzione e custodia verso noi, tuoi figli? E’ la tentazione di immaginare un Dio tappa buchi, è la tentazione superstiziosa di chi fa certi gesti ‘religiosi’ nella certezza di essere poi ricompensato o perlomeno esentato dalle maggiori difficoltà. E il lamento e il rimprovero rendono la nostra vita ancora più difficile e ansiosa. 

Ma c’è una provvidenzialità nel fatto che Dio non possa e non voglia renderci la vita facile. E’ l’invito a impegnarci perche essa, la vita, sia luogo della comunione e della solidarietà. Non riempie i vuoti ma rende possibile l’essere fratelli; non riempie i vuoti ma rende ciascuno di noi più coraggioso e responsabile. Bisogna tener duro e sopportare. ‘Tener duro’ ma non solo con forza di volontà ma anche con la forza che viene dallo spirito di Dio. ‘Sopportare’ non per rassegnazione ma come coraggio di fraternità perché di porta il peso dell’altro.

Solo così ritroveremo il ‘vero’ Dio quello che ci dice come riporta l’evangelista Matteo ‘non preoccupatevi per il domani, a ciascun giorno basta la sua pena’.

don maurizio